Trekking sulle alpi è Stoico o Epicureo?

Per introdurre l’argomento di oggi di Trekking Alpi (già Trekking Alps) dobbiamo fare un viaggio che va al di là dello spazio tempo: prendiamo il volo con la la fantasia e spostiamoci in Grecia antica. Un po di secoli prima di “the first hippie”, imperversavano due correnti filosofiche: gli stoici vedono nella vita una pena da espiare. Per questo la fatica è per loro fonte di gioia in attesa della vera essenza che sorgerà solo in una Vita Vera esterna ad essa. Questa penitenza crea gioia perchè allontana dalla vita materiale ed effimera. Gli epicurei al contrario, cercavano di godersi la vita in maniera sfrenata e senza alcuna regola. Secondo gli epicurei qui ed ora bisogna ascoltare le proprie voglie e necessità e non vale certo la pena limitarsi a ciò che la società impone a meno che non renda più gaudioso il nosto esistere. Questa mia interpretazione è personale e romanzata;)

Scalare montagne è per certi versi un atto di stoicismo, ma nascone in se la più grande delle gioie, prettamente epicuree. Non so di che corrente voi vi sentiate parte, amici miei, ma a me ha sempre affascinato questa divisione del essere. Sulle Alpi, chi ha provato lo sa bene, si fatica. Si fatica fino a sfinirsi. Il limite si “trova” in salita; All’apice, al raggiungimento della meta la goduria massima è tutto ciò che un vero epicureo può volere. L’endorfina dovuta al grande sforzo si rilascia proprio quando il panorama mozza il fiato. Quando si recepisce che è finita. Che ce la si è fatta. E sono minuti follemente e assolutamente epicurei. Poi però bisogna scendere, ed è lì che le cose si fanno dure. Il limite si è spesso già passato da tempo ma bisogna tornare a casa. E allora non c’è altro da fare che non alzare la soglia del dolore. Ed è qui che entra in gioco il vero stoico. Che smette di pensare a ciò che prova esce da se e porta la pellaccia a casa. E non pensiate che in quei momenti anche il più innamorato della montagna non si chieda perchè mai si è cacciato in quella condizione. Eppure, appena finisce l’avventura non si può che pensare di viverne una nuova.
Ed è qui che l’epicureo pur rischiando ciò che più ama al mondo, il prorpio godimento nella vita terrena, si lascia attrarre in una nuova strabiliante avventura. Dove ci si rimette in gioco e si dimentica chi è e come passano le giornate normalmente in nome del godimento che mette a repentaglio il viver stesso. Pensando al sodo,pensando a come portare la pellaccia a casa, l’uomo si rende conto di quanto conti la vita per lui, epicureo e attaccato alla vita:) Mi perdonino i filosofi per la mia analisi assai raffazzonata e non derivante da studi dettagliati ma da sempice voglia di esprimersi. Spendo un ultima parola per Diogene, il cinico! Andata a leggere la sua storia qui! Mitico!

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