Prima di partire con Laura e le nostre biciclette per terre slave lancio l’ultimo post di questo week end ancora estivo.
In montagna, ogni stagione offre possibilità diverse. Settembre è l’ideale per spingersi oltre i boschi e le steppe alpine, fin sui ghiacciai.
I crepacci sono in questa stagione ben visibili e quindi evitabili e le temperature non troppo rigide. Inoltre si evita la ressa che agosto necessariamente accompagna.
E dunque accolgo l’invito del caro Miki, tossicodipendente di montagna fino al midollo, per intraprendere un’avventura che va un po’ al di là delle sin qui narrate splendide passeggiate.
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Mi è sembrato di tornare al passato, al Cile e alle sue spedizioni, al freddo Himalayano e a quella fatica che va in cerca dei propri limiti. La fatica che non si chiede se si abbia voglia o meno di fare lo sforzo a cui si è sottoposti, ma semplicemente accetta il suo stato fino a quando il prossimo passo non è proprio possibile farlo. Un passo dopo l’altro arrivare a scoprire i propri limiti.
Provarsi. Spingersi oltre. E scoprire di riuscire, respirare arie nuove, vedere nuovi mondi. ghiacciati e magnifici. Come ogni montagna che si rispetti la punta è innevata.
E allora per lasciare che le fantasie dei bambini diventino realtà bisogna spingersi in Valle d’Aosta. Val d’Ayas, nel nostro caso.
Alla fine della valle, insesorabili, i ghiacciai del monte rosa ci aspettano. Imponenti e supremi. Incombenti e selvaggi.
E’ un esperienza che a chiunque piaccia mettersi alla prova, consiglio. Per vedere che effetto fa svegliarsi quando fa buio e calpestare decine di metri di ghiaccio sotto i tuoi piedi. Sentire il vento pungente che ti abbraccia il naso.
Andare avanti con la frontale e aspettare che l’alba scaldi il cuore. Scoprendo il caleidoscopio di colori che dal nero buio va al bianco acciecante passando da grigio, rosa e celeste. Non c’è il verde delle valli ma è un altro ambiente magnifico che chi ha creato questo mondo ha concepito.
La conquista del Polluce a dire la verità, non è stata neanche così al limite delle mie possibilità. Conosco l’esser esausto e non sono arrivato a quel limite. Ma la sola ricerca del limite mi ha reso più vivo. E’ una delle cose per cui vale la pena vivere. Viva la vita che è una montagna da scalare, che lo si voglia o no.
Bravi bellissima impresa!!!! Il Polluce è una montagna di tutto rispetto quindi avete tutta la mia stima! Com’è la cresta per arrivare in cima? affilata? dalle foto si direbbe di si…
ho sentito di strane storie lassù sulle alpi…tipo di extraroditori affamati di calcagni e polpacci.
non è forse meglio rimanere in pianura?
che spettacolo!!!!!!!!!!!!!!!!!!
fichissimo